Famiglia

Diavolo d’un sito E la Rete si oscura

I web di Croce Rossa, Wwf, Lipu, Peacelink, Cgil, ma anche quelli di carabinieri e pompieri censurati e ridotti al silenzio. Con l’accusa di satanismo.Gli enti non c’entravano nulla, ma [...]

di Federico Cella

È il ritorno dell?inquisizione, santa o laica che sia, che si occupa di recidere il marcio senza porsi troppe domande? Oppure si tratta di un movimento spontaneo che cerca di porre una regola a un mezzo che appare troppo lontano per essere controllato, ma che è così vicino da non poter non essere ritenuto pericoloso? La questione non è facile da dirimere, anche perché la legislazione italiana non offre nessuno strumento per fare chiarezza. Stiamo parlando di Internet, della sua regolamentazione, alla luce di due fatti di cronaca che hanno portato all?oscuramento di pagine Web di libera informazione e pubblica utilità.
Prima di tutto, come si conviene, i fatti. Sabato 27 giugno la Polizia di Bologna, su ordine della Procura di Vicenza, sequestra il server dell?associazione Isole nella Rete (www.ecn.org/, più di un milione di contatti nell?ultimo mese), un contenitore virtuale che contiene i siti di diverse realtà: dai centri sociali autogestiti alle organizzazioni sindacali di base, fino ad associazioni ?istituzionali? come Lila, Comitato Golfo e Telefono viola. La motivazione: il server ospitava il comunicato di un?associazione che invitava a boicottare il turismo in Turchia – Paese che non rispetta i diritti umani fondamentali -, in particolare i viaggi organizzati da un tour operator veneto; che ha subito sporto denuncia. Il 6 luglio il server tornava in funzione.
Il giorno 9 luglio, su segnalazione di Telefono Arcobaleno (www.viesse.it/arcobaleno/), gestito da don Fortunato di Noto (vedi sua opinione sotto) instancabile cacciatore di pedofili e satanisti in Internet, la responsabile della rete civica romana (www.comune.roma.it/, 750 mila contatti ogni mese), assessore Mariella Gramaglia, ha oscurato tutte le pagine ospitate sul server del Comune a eccezione di quelle riferite alla giunta. Sulle pagine telematiche di una rivista appariva la citazione di un brano, tratto da una tesi di laurea, che inneggiava a riti satanici a sfondo sessuale. Risultato: enti come il Club di Peacelink, il Wwf, la Lipu, la Croce Rossa, la Cgil – ma anche le associazioni di Carabinieri e Vigili del fuoco -, ospitati dal Comune di Roma, hanno perso il loro spazio nella Rete.
Le reazioni ai fatti descritti sono state tanto immediate quanto polemiche; per tutte, quella di Peacelink, associazione telematica per la pace (www.peacelink.it/), nelle parole di Alessandro Marescotti: «Vogliamo augurarci che la denuncia di una singola pagina non penalizzi tutte le associazioni di volontariato, che così non sono più in grado di offrire dei servizi utili e gratuiti alla cittadinanza». L?intera faccenda lascia perplessi. Infatti, se da un lato è innegabile come nella Rete fioriscano siti dedicati a messaggi e pratiche pericolosi – e quindi da controllare essendo accessibili a tutti -, dall?altro non si può non riconoscere come la forza di Internet sia proprio quella libertà che permette anche agli attori minori della società civile di proporre messaggi e informazioni al vasto pubblico.
Questa duplice natura non può essere risolta, né regolamentata, a causa della completa mancanza di leggi in materia. Un problema che esiste a livello mondiale, come spiega Ermanno Guarnieri, alias Gomma, di Decoder, la più importante rivista italiana sul cyberspazio e i suoi diritti/doveri: «Il dibattito sulla responsabilità di quello che appare in Internet esiste da anni anche negli Usa; solo che da loro è a un livello più elevato. Da noi, invece – prosegue Gomma – esiste ancora molta ignoranza, anche nelle istituzioni. Per cui al Comune di Roma hanno reagito in modo scomposto alla denuncia, tagliando tutto l?albero, invece della sola foglia morta. E in questo clima ci sono persone che mi sembra stiano gettando benzina sul fuoco».

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